Morbidy Anatomy Museum:una wunderkammer nel centro di Brooklyn

New York City

Sono sempre stato appassionato dei cosiddetti gabinetti delle meraviglie, quei particolari ambienti in cui, dal XVI al XVIII secolo i collezionisti erano soliti conservare raccolte di oggetti straordinari di tutti i tipo, dalle reliquie sacre ai lampadari fatti di ossa, umane non. Se anche tu hai sempre avuto questa passione, la prossima volta che sei a New York puoi fare un salto al Morbid Anatomy Museum.

Nascosto in una zona poco turistica di Brooklyn, tra Park Slope e Carrol Gardens, il Morbid Anatomy Museum è uno spazio interamente dedicato alle tante sfaccettature del rapporto tra uomo… e morte: dall’approccio scientifico e distaccato delle statue anatomiche ottocentesche alle decorazioni del Dios de Los Muertos, dai diorami popolati di gatti e topi imbalsamati e vestiti di tutto punto agli scatti fotografici di epoca vittoriana esibiti come prova inconfutabile dell’esistenza di spiriti e fantasmi.

L’approccio del Morbid Anatomy Museum non è scientifico ma il bello sta proprio lì: tutto è alla rinfusa, un po’ nelle teche un po’ appeso ai muri o poggiato a terra, e non ti abbandona mai l’impressione che si tratti di una raccolta personale in fondo impossibile da ordinare davvero, cresciuta nel segno della passione per l’orrore di cartapesta del Gran Guignol e per l’umorismo nero alla John Waters.

O lo ami o lo odi un posto così, senza dubbio, ed io penso di essermene già innamorato! La cosa che più mi piace di luoghi come questo è il fatto che permettono di avvicinarti a persone, pratiche e mondi mondi spesso tenuti volutamente lontani dalla storia ufficiale e conoscerli è un modo utilissimo per avere un quadro più realistico e completo della realtà, che si tratti del Regno Unito all’epoca della regina Vittoria o del mondo contemporaneo.

Non si tratta certamente di esperienze da intraprendere a cuor leggero, spesso richiedono un certo stomaco, ma ogni volta che mi è capitato di farlo -ricordo ancora la mia prima, e unica, visita al Museo di Antropologia Criminale “Cesare Lombroso”– ne è sempre valsa la pena.